venerdì 1 ottobre 2010

Vorrei spezzare una lancia sulla sede di Virgin Radio

Se avete la sciagura di rimanere intrappolati in macchina senza lettore CD, non perdete l'occasione per ascoltare una radio veramente UOCK (con la U maiuscola), ovvero Vergin Rädiou. VR passa musica carina, qualche dj/vj/vip è anche discretamente intelligente (anche se Andrea Uock abbassa notevolmente la media), solo che ha un piccolo tarlo...

La mattina di solito si parte con un singolo dei Green Day, perché fa sempre piacere iniziare la giornata con un pezzo frizzante come "Basket Case" o "When I Come Around". Ed in effetti è una ottima scelta, mentre le altre stazioni passano il nuovo singolo di Ligabue, "La linea sottile", dedica alla vagina e alla vita, la pubblicità delle patasnella (patatà patatì patatina come te!) o il primo ave maria direttamente sfornato dal vaticano, il ritmo trascinante dei GD fa la sua porca figura.

Poi parte, con l'inconfondibile introduzione robotica della Uock Speaker, "RädiouComandou". E' un simpatico rädiouvoto in cui i rädiouascoltatori possono decidere di ascoltare un pezzo scelto tra tre proposte. Oggi la canzone deve essere eletta tra: "Adam's Song" dei Blink182, "A Beatiful Day" degli U2 e "Boulevard of Broken Dreams" dei Green Day. E già lì cominci a pensare "Cazzo, ancora i Green Day! Con tutti i gruppi di merda che esistono al mondo possibile che già due volte mi tocca ascoltare i Green Day. Fortuna che c'è il rädiouvoto, così i rädiouascoltatori potranno decidere una canzone che NON sia dei Green Day".
Ed infatti puntualmente la canzone eletta è "Boulevard of Broken Dreams". E tu: "Vabbe, capita, ascoltare lo stesso gruppo due volte sulla stessa stazione. Ci può stare."

A questo punto, una volta superato il secondo scoglio GD, comincia una delle sezioni più Uock di tutta Vergin Rädiou: Vergin Laif. I più grandi pezzi suonati, duri e puri, nei laif più magnificenti del mondo. Questa volta, Londra è in fermento... perchè sta per arrivare un gruppo superbo a Wembley, atteso per anni... da fan di tutto il mondo... un gruppo che a rivoluzionato il mondo del rock e del punk... "E cazzo" pensi "tosto, sarà la reunion dei Pistols o un concerto pogante dei Buzzcocks, oppure..." spingendomi più in là con la fantasia "Rancid, Nofx, Beastie Boys, Black Flag, Clash, Ramones..."
E invece cazzo è "Wake me up when September End" e mi scendono le palle. Fortuna che sono arrivato ma vado a lavorare con i nervi a fior di pelle.

Uscito dal lavoro, ci riprovo. "Vabbe, cazzo" penso "sarà stato un caso. Il rädiouvoto, una svista sulla scaletta... Mahssi! Rimettiamo Vergin Rädiou, rischiamo...". In realtà mentivo a me stesso, non rischiavo proprio nulla. Sfiorando in maniera impercettibile il tasto sintonia, vengo bombardato nell'ordine da: Gigi D'Alessio in versione più tamarra del solito, Padre Nostro lamentato da un coro di suore della santissima addolorata,"La linea sottile" di Ligabue, cronaca di una ordinaria scopata di una stella del rock esistenzialista. Oltretutto ora ci sono le niuz su Vergin Rädiou, finalmente qualcosa di nuovo, i Green Day NON hanno fatto un nuovo album, NON hanno in programma di fare un album, NON hanno in programma di fare un ulteriore tour. Ed infatti la niuz riguarda in realtà l'uscita di un'opera teatrale, tratta da un concept-album fondamentale nella storia del Uock, un'opera di proporzioni epocali, allegoria dei vizi dell'america contemporanea, ritratto dell'idiota americ...
"noooooo cazzo cazzo l'idiota americano noooo, Dio Vergin!"
Si trattava infatti dell'incommensurabile "American Idiot"celeberrimo concept dei Green Day, pluripremiato ai gremmi auordz del 2004, nell'opera teatrale la parte dell'idiota americano è stata affidata a John Belushi... "Si ma cazzo John Belushi è morto, quello dei Blues Brothers che si è devastato con lo speedball, sarà Jim Belushi quello di cui parlano, quello della "vita secondo Jim" (sottotitolo "l'idiota americano"), cazzo che rincoglioniti di merda." Per l'occasione, quindi, ci ascoltiamo un bel pezzo dei Green Day, che non vi sarete mai sognati si ascoltare su una radio commerciale: "American Idiot" per l'appunto.
Meno male che Vergin Niuz ha due notizie e la seconda, udite udite, non riguarda i Green Day: riguarda Ligabue e il suo singolo, "La linea sottile", inno al membro femminile, pezzo molto filosofico.

Stremato, con i timpani logori e sudati, continuo ad ascoltare Virgen Rädiou. Ora c'è "Identikit", programma monografico, dedicato ad un personaggio del Uock (di solito molto cattivo e vicious), condotto da quel tipo con la voce incarognita che fa tanto studio da detective molto fumoso e vagamente noir. E cazzo non ci crederete ma il personaggio in questione è quella bestiaccia di Billie Joe Armstrong, condannato a tre anni per spaccio di caramelle e a due per furto di una vecchina alla stazione di Bollate Brianza. Il pezzo che ci fa ascoltare la voce topomistery è "Minority": meno male che mi è sempre piaciuto.

Manca oramai veramente poco al mio arrivo, c'è comunque ancora del tempo da passare in compagnia con Giulia Salvetti (Chi cazzè?) e Andrea Uock, il vj con la voce più faiga d' Italia. Andrea Uock ne sa a pacchi e si sente: snocciola date e nomi come niente, ci fa capire che conosce un sacco di bei gruppi, Sawdust and the honey, Pippappero, Miles of Nowhere, Atrnlestqwan. Il problema è che poi, alla fine della giostra, il pezzo che passano è ancora "Boulevard of Broken Dreams". "Ma cazzo, va bene i Green Day, ma non lo stesso pezzo! Oramai hanno la discografia più lunga dei Queen, cazzo prendine un altro!

Sfiancato nel cuore e nell'anima, giunge ora la saggia voce di Paola Maugeri, in "istri ov uock miuzik", con un pezzo targato 1977... "Non c'è la faccio più... io cambio! Okey, era il 1977, non sarebbero stati i Green Day... ma Paola Maugeri noooo!".

Il cambio è propizio perché finalmente trovo la pace dei sensi con la pubblicità delle Patasnella: "Patatà, patatì, patatina come te! Bambina piccolina, patatina, col naso piccolino, patatino, tu come nelle favole, sei nata sotto un cavolo!". Correva l'anno 1961 e Gianni Meccia cantava "Patatina".
Questo sì che è UOCK!



martedì 20 luglio 2010

Il grido preventivo come forma di sopravvivenza

"È ormai un contrasto culturale, il papa incarna verità morali che non sono accettate e così le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa. Dietro gli ingiusti attacchi al Papa ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo."

Uno stralcio delle dichiarazioni fornite dal cardinal Sodano in data 06/04/10, riguardo allo scandalo pedofilia, è lo spunto per comprendere qual'è stata l'involuzione delle ideologie e di chi le incarna, la mediocrità delle argomentazioni e lo svilimento del dibattito, di qualunque tipo, tematica e contesto, nel XXI secolo.

La chiesa del XXI secolo è una realtà completamente frammentaria, profondamente divisa e relativistica. Lo scandalo pedofilia ha solamente acuìto alcuni elementi di contrasto interni, la santa sede non è più in grado di controllare l'impero mondiale costruito negli anni, è diventato solamente uno dei tanti centri dislocati e vi sono, al di fuori dell'ambito romano, loggie di potere cattolico ben più importanti e influenti, prova ne è il fatto che le accuse dirompenti siano state lanciate in territorio statunitense, laddove il cattolicesimo ha delle metodologie, delle tradizioni e delle visioni completamente diverse dal credo originario. Il paradosso, che lascia spazio anche a qualche sorriso, è nella battaglia furiosa che Benedetto XVI persegue quasi quotidianamente contro il pensiero relativista, chiudendo gli occhi su quello che accade proprio al suo interno. Benedetto XVI sta cercando disperatamente di ritrovare lo scettro del potere, mentre, dietro di sè, cardinali e alti prelati conducono una guerra intestina, tutti contro tutti.
Lo scandalo pedofilia è un peso insostenibile per la chiesa cattolica perché non è mascherabile in nessun modo. Le prove sono inconfutabili, le deposizioni della parte lesa sono raccapriccianti, il sistema di omertà e di copertura troppo vasto e complesso per poter essere accreditato ad una rete ristretta di criminali che agivano senza il consenso delle parti alte. La realtà, aldilà delle parole, delle difese maldestre e dei troppi silenzi, è che la questione "preti pedofili" è un buco nero che sta inghiottendo tutto.
Relativismo e pedofilia sono i due elementi che porteranno ad un ridimensionamento, già avvenuto in parte, almeno del potere temporale della chiesa cattolica. La chiesa del XXI secolo è una nicchia, uno scrigno messo da parte, in attesa che la morte ci porti via. Uno scrigno, che, sempre più spesso, non viene mai aperto: si può credere in Dio, senza passare per l'intermediazione di preti e vescovi. Questo monito, già presentato da Lutero, è oggi giorno più attuale che mai. Chiunque, dotato di normale spirito di critica, è in grado di pensare: "Quale esempio posso ricavare da un papa che, pur di salvaguardare gli schemi e le logiche del suo partito, maschera con il silenzio le malefatte dei suoi colleghi? Io nella mia vita ho vissuto sempre nella più totale umiltà e devozione e sono quindi in grado di trovare la strada della salvezza spirituale senza bisogno di nessun aiuto".

Questo è il contesto in cui si muovono le parole del cardinal Sodano: una chiesa che sta perdendo fedeli e credito tra il popolo, bersagliata a destra e a manca, non più in grado di rispondere alle domande della gente e non più in grado di soddisfare i suoi bisogni nè sociali nè spirituali. Ecco quindi, di conseguenza, che le dichiarazioni di Sodano diventano quelle di un propagandista politico populista, che non vuol far altro che aumentare a suon di proteste, di dissociazioni e di grida di vittimismo, i propri elettori.
Sodano si svincola subito dalle accuse mosse al suo partito, con una semplice e sagace intuizione: non parlarne. Le dichiarazioni del cardinale sono fumo agli occhi, non hanno consistenza, si parla di un "contrasto culturale", anche se non è ben noto tra chi e cosa. L'altra intuizione fondamentale è quella di creare due schieramenti opposti, ben separati, in maniera tale da generare un finto scontro ideologico. Ciò è necessario per unificare il suo partito, per renderlo partecipe che sta iniziando uno scontro e che bisogna fare quadrato in qualunque sorte e qualunque scelta. Non importa chi sta accusando chi, quale sia l'oggetto della diatriba, come è possibile risolverla. E' importante invece creare un forte bipolarismo fondato sul nulla per serrare i ranghi. Si dichiara poi che "le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la chiesa": ecco una sagace e beffarda dialettica che ha lo scopo di convertire i reati conclamati in ingenuità, come se il vero torto fosse quello di chi accusa, non a caso agli avversari vengono affidate delle "armi", strumenti di violenza. Paradossalmente, chi colpisce è il ferito, chi è colpito è l'assassino.

Il grido preventivo che dimora nelle dichiarazioni del XXI secolo è una risposta breve, inutile, pronunciata di traverso. Una risposta che non dà risposte, che anzi pone ancor più interrogativi, tutti persi nel vento di dibattiti e controdibattiti, interviste e polemiche. Una risposta che ribadisce fermamente l'attaccamento alla propria posizione ma senza la minima convinzione e senza prendersi la briga di spiegare a tutti il perché bisognerebbe essere da quella parte: "Io sto con me stesso perché ho ragione a prescindere da qualunque ragionamento e da qualunque fatto dimostrabile".
Il grido preventivo seppellisce una volta per tutte la memoria storica: paradossalmente la possibilità di avere una memoria eterna, totale e insindacabile grazie alla tecnologia ci ha regalato la facoltà di non volerci (attenzione: volerci e NON poterci) avvalere di essa. Non vogliamo essere informati anche se informarsi non è mai stato così semplice grazie al web e alle sue potenzialità inesauribili. Il grido preventivo è l'unica voce che siamo in grado di ascoltare, assopiti come siamo diventati, perché è una voce mediaticamente potente, banale, facilmente comprensibile senza alcuna fatica mentale, diffusa sui canali più commerciali. In italia è la voce di chi "bisogna abbassare le tasse perché sono inique", di chi "l'immigrato è un delinquente che deve rimanere a casa", di chi "noi abbiamo ragione e voi torto sempre e comunque". E' un sussurro all'orecchio che rimane nell'aria il tempo che basta per assorbirlo e per dimenticarselo. I gridi preventivi sono stronzate, dette solamente perché si conta sul fatto che il popolo le mangia e la vomita rapidamente, e poi ne mangia ancora e ne vomita e così via. Sono forme evanescenti dell'anarchia, in cui ognuno dice quello che vuole e tanto meglio se ci si contraddice, se non si rispettano i programmi, se le sparate sono sempre più grandi.
Il grido preventivo è la forma di sopravvivenza di chi non ha capacità di argomentare le proprie tesi con serietà o, ancor peggio, non ha tesi da sostenere ma solo conti in banca o amici fidati da salvaguardare. Un grido gettato per mascherare di scalpore l'inettitudine.

Questo sì è il vero "chiacchericcio", caro Signor Sodano, le sue parole insulse, vuote, inutili non i lamenti commoventi di bambini devastati psicologicamente dalle violenze e dalle ingiurie subite o le proteste di genitori avviliti e inermi. Prima di essere cardinale della sua chiesa, lei è uomo, se lo ricordi.

lunedì 26 aprile 2010

Il condono morale

La stampa estera (e parte di quella italiana) è convinta che Berlusconi abbia instaurato un regime di illegalità diffusa, da lui creato ad uso e consumo della sua cricca di fedelissimi, ed ottenuto divorando in un sol boccone la feconda democrazia italiana, per 50 anni fierissima repubblica tra le più quotate nel mondo ed ora diventata voragine istituzionale e singolarità negativa del panorama europeo. Ciò è in parte vero eppure vi è una sottile e fondamentale nota da rilevare: i punti che contraddistingono il pensiero berlusconista non sono azioni bensì plasmazioni. Egli non ha inventato l'illegalità, solidamente diffusa nella politica italiana dall'alba dei tempi, nè l'ipocrisia, nè la lascività, nè la demagogia, nè l'individualismo, nè la guerra alle poltrone. Egli le ha legittimate, le ha liberate dal fango dell'opinione pubblica e le ha ripulite, con uno dei condoni più importanti e meno popolari tra quelli fatti dai governi da lui preceduti: il condono morale. Ci siamo già dimenticati dell'era pre-berlusconiana? La prima repubblica sommersa da tangentopoli, affiliata alla loggia p2, sovrastata da un mostro a croce rossa su sfondo bianco? Una repubblica fondata sul silenzio, sulla copertura, in cui l'illegalità era sì tabù, ma presente. Una repubblica in cui comunque e nonostante tutto era presente un rigore morale solido, perché chi veniva preso con le mani nel sacco, era prestamente messo alla gogna, senza alcuna minima tolleranza. Il peccato, posto sotto la luce dei riflettori, assumeva dei contorni infernali e apocalittici, lo scandalo pubblico esaltava l'indignazione di tutti, anche degli stessi colpevoli. Ma ecco che entra in gioco Silvio Berlusconi, con in mano due armi completamente nuove e devastanti: la lascivia e il ridicolo. Il berlusconismo esalta la lascivia come metodo per arrivare ad una vita semplice, felice e ricca di glorie ed onori, massima tolleranza nei confronti di chi, pur commettendo un reato, ne esce pulito e vincitore, potere al cavillo giuridico che determina un processo. Il berlusconismo esercita l'arte del ridicolo per sommergere gli avversari. Il ridicolo si fonda sulla lascivia, perchè solamente in una società che si sollazza tra peccatucci, il ridicolo può avere la meglio, laddove il rigore non è più di casa. Ecco quindi che personaggi illustri come Borsellino, Saviano, Travaglio, Gino Strada, possono cadere sotto i colpi mortali del ridicolo perché quanto di serio possono dire verrà contrastato con l'antidoto eccezionale: il ridicolo. Ecco quindi che l'apporto di Berlusconi non è tanto nelle azioni concrete, quanto nelle plasmazioni mentali, nella forma mentis che ha donato al paese, nel substrato che si è creato per poter agire. Certe cose che ad oggi vengono dichiarate e accettate dall'opinione pubblica neanche 5 anni fa erano considerate vere e proprie vergogne e trattate con imbarazzo, dai rapporti con le escort alle questioni giuridiche, dalla continua ghettizzazione costruita in RAI alle oscenità leghiste.

Trovare un contro-antidoto al dilagare del ridicolo è necessario e anzi doveroso, eppure è difficile. Rischiamo di ritrovare serietà solo quando sarà troppo tardi, quando il disastro che incombe renderà inutile un ripristino di certo rigore morale in politica. L'inversione di tendenza che aspettiamo è ancora lontana e invisibile, il pozzo sembra non finire mai. Ma continuiamo a sperare che un giorno le cose possano cambiare.

venerdì 2 aprile 2010

Empirismo mediatico

David Hume diede il colpo di grazia alla sostanza aristotelica, già traviata, prima dall'idealismo tedesco, poi dai colpi graffianti dell'empirismo fragile di John Locke prima (che ritornò successivamente sui propri passi) e Berkeley poi. Con lui la percezione diventa il meccanismo fondante della vita, la chiave di volta dell'esistenza. Tanto per capirci: lo schermo che avete davanti esiste soltanto in quanto voi siete lì ad osservarlo; qualora vi giraste e nessun'altro avesse l'accortezza di guardarlo, allora esso scomparirebbe, non avrebbe ragion d'essere.

Ebbene l'empirismo che viviamo di questi tempi è, se volete, ancor più sottile e aggiornato al periodo in cui ci troviamo: si chiama empirismo mediatico.

L'empirismo mediatico ha radici lontane ma il consolidamento vero è avvenuto negli ultimi anni. Esso deriva, in prima istanza, dalle possibilità, pressochè infinite, di trasmissione e di interazione che possono avere i media del ventunesimo secolo. I media ricoprono come un etere invisibile l'intero pianeta con una facilità disarmante e alla velocità massima raggiungibile in natura, quella della luce. In seconda istanza esso deriva dalla strategia più ambigua e raffinata mai prodotta nel corso dei secoli: il marketing. L'elemento chiave del marketing è la vastità del consenso. Più è grande il consenso raggiunto, più si dice una verità. Quindi la verità non è ciò che è vero, ma ciò che è di più largo consenso. Questo significa che per dire una verità è necessario convincere più persone possibili. Questo è lo scopo del marketing. Questa disambiguità della parola "vero" porta non pochi problemi ovviamente. La verità non è più saggezza ma è furbizia, astuzia. Dice il vero, chi ha saputo interpretare meglio le coscienze, chi arriva più velocemente al pensiero della comunità. Non è ora molto difficile riuscire ad intendere che, la strategia di marketing, è stata in passato l'arma fondamentale dei fascismi e delle dittature. Ma vi dirò di più: il marketing è anche la strategia fondamentale per le democrazie di oggi. Sia Berlusconi che Obama, con metodi e opinioni completamente diverse, sono due personificazioni del marketing. Ed è facile capire perchè: entrambi, all'inizio delle loro carriere politiche ad alto livello, pur non avendo assolutamente fatto nulla, erano già osannati come dei messia. Berlusconi nel '94 stravinse le elezioni, plaudito come la faccia nuova e liberale, di una repubblica al collasso, Obama, già mesi prima della sua ascesa alla casa bianca, era visto come il paladino che avrebbe salvato gli USA da una delle crisi più profonde degli ultimi anni. Messi da parte i miei giudizi su Obama, quello che mi sconvolge è che egli è stato visto come un eroe, ben prima che potesse realmente testimoniarlo con dei fatti, questo perchè il marketing conta enormemente più dei fatti.

Eppure è necessario non perdere il filo e tornare al punto di partenza. L'empirismo mediatico si basa quindi sul potere naturale dei media e sul marketing. Ma come agiscono i media sul marketing? Ecco quindi che si snoda il passo successivo sconvolgente che rende ancor più difficile riuscire a discernere il falso dal vero. Se, seguendo ciò che ho detto prima, il MARKETING stabiliva che è vero ciò che è di largo consenso, il MARKETING MEDIATICO stabilisce che E' VERO ciò che è di largo consenso ed è di largo consenso ciò che è MEDIATICO. Quindi il marketing mediatico non fa altro che assegnare lo scettro della verità a tutto ciò che è contenuto nei media. L'EMPIRISMO MEDIATICO effettua quindi un ulteriore passo in avanti, decisivo: non solo è vero ciò che è contenuto nei media, ma addirittura ESISTE ciò che è MEDIATICO. La percezione diventa un elemento prettamente mediatico. Esiste ciò che è nei media. Vi ricordate l'esempio su Hume che ho descritto prima? bene. Similmente ora quello schermo esisterà solamente perchè è in televisione. Qualora spegnereste la televisione quello stesso schermo sparirà, non avrà ragion d'essere. Sembra un esempio molto stupido e vi dò pienamente ragione. Ora farò un esempio molto più calzante: guerre, terremoti, disastri esistono solo se sono in televisione, qualora spegnereste, come per magia, essi spariranno.
Questo è ciò che accade tutti i giorni: le guerre in ruanda, le lotte intestine nei paesi del sudamerica, i conflitti sul confine USA-messico non esistono. Esistono la guerra in Iraq e il conflitto israelo-palestinese ma non è difficile capirne il motivo, vero? La televisione detta la nostra percezione ed esiste solamente quello che lei ci ordina. Il terremoto ad Haiti dove è scomparso? Dov'era Haiti prima e dopo il terremoto? Nell'iperuranio forse, non so. Il paradosso è che la televisione detta i ritmi anche di paesi e continenti. L'Haiti invasa dalle telecamere, ha richiamato aiuti su ogni fronte, la ripartenza delle telecamere è stata seguita come, in un corteo funebre, dai soccorsi, che sono fuggiti alla chetichella, per seguire il cammino imperioso dei riflettori che magari si spostava in un altro cantone del mondo a cui spettavano i propri 5 minuti di celebrità.

Ecco, questo è diventato il mondo, oggi: una serie di luci intermittenti che illuminano il mondo a proprio piacimento, decidendo le sorti di popoli, costumi, razze e religioni. Luci che, magari, sono piazzate da multinazionali o poteri forti. La verità diventa ciò che è sotto a quelle stesse luci, ed è ininfluente se il suo contenuto è giusto o sbagliato. L'importante è che se ne parli, che sia discussa e soprattutto che sia ripresa dall'occhio di una telecamera.

Se Platone puntava il dito verso l'alto, Aristotele verso il basso, Hume verso di sè, l'uomo contemporaneo punterà il suo dito verso una telecamera.

lunedì 15 marzo 2010

La nostra generazione non ha perso

La nostra generazione non ha perso perché non ha combattuto e non ha combattuto perché non è ancora giunta l'ora di farlo. Come si può definire morente una generazione in fiore, che si affaccia sul mondo che conta proprio ora? E' la generazione dei padri quella che ha perso, quella che ha sperperato tempo e forze in temporeggiamenti insensati densi di ignavia e rinuncia, che ha distrutto il sistema economico e politico e culturale, che ha lasciato terra bruciata sguazzando nell'oro come un porco ed infine, non contenta, ha divorato i giovani, togliendogli speranze e passioni. Stiamo vivendo e pagando la frustrazione di una generazione che non ha solo perso, ha subito una disfatta colossale su tutti i fronti. E tentano ora di tagliarci le gambe, attentando al nostro futuro, definendoci come pigri e indolenti, come pallidi animali selvatici senza scampo e senza prospettive. Dimenticano che il tempo è dalla nostra parte, perché ciò che verrà loro non lo sanno e non lo vedranno: non avranno la possibilità di contemplare la ricostruzione di un mondo dalle fondamenta, che avrà i suoi punti cardine nella libertà di azione, nella democrazia dell'arte, nell'indipendenza della tecnologia.
Gli anni zero non esistono: sono una invenzione dei padri che sciacquano il loro passato nell'oro, levigandolo ben benino ed impacchettandolo per innalzarlo contro di noi. I problemi sono quelli di sempre, le rivalse, le crudeltà, la rabbia è sempre quella. I padri tentano di imporre il loro credo, fondato su sentimenti e simboli antichi di cui non facciamo parte ma che dobbiamo, secondo loro, onorare a qualunque costo, sentimenti e simboli che dobbiamo amare perché sono stati i loro idoli. Ma noi abbiamo trofei e divinità da alzare ancora più in alto e che dobbiamo mostrare, noi abbiamo risorse devastanti ancora inutilizzate. I padri lo sanno, hanno edificato una diga per contrastare la marea e la cosa più atroce è proprio questa: pur conoscendo l'inevitabile tragico destino di sé stessi, continuano a ringhiare contro il nuovo, continuano a perseverare sotto assedio, digrignando i denti come cani imbelviti. Hanno bloccato arte, lavoro, ricerca, politica, musica, tutto quanto era possibile. Odia il tuo prossimo come ami te stesso: ecco la profezia non scritta che ha governato questa generazione di orgogliosi perdenti. Distruggere salvando sè stessi fino alla morte, raccattare fino al collasso, "homo hominis lupus", senza guardare in faccia nulla e nessuno.
Figli, "the world is yours", senza guardarsi indietro. La ricostruzione parte da zero, i sentimenti e i simboli li conoscete meglio di me, sono dietro, di fianco, davanti a voi. Sono altro da quello che vedete in vetrina ora. La nostra generazione non ha perso ma vincerà. Sbaraglierà tutti su tutti i fronti, in quanto ha portato sulle spalle le conseguenze di una sconfitta senza averla mai subita. Ed è la sofferenza la migliore delle maestre ed è nel buio della mente che si intravede la luce. La vittoria più bella è sempre quella che si ottiene quando si parte da sconfitti.

venerdì 18 dicembre 2009

Io odio

Poichè non è più possibile odiare, ma bisogna amarsi tutti quanti (essendo passati dall'inferno allo stato-presepe con Cristo-Silvio) e leccarsi il culo a vicenda, io odio:

1) L'abuso di potere delle forze armate (quindi l'80% delle forze armate): l'atteggiamento di supponenza e arroganza dei coglioni che ti guardano dal finestrino della loro auto come a voler dire "attenzione, perchè io sto vigilando". La stupidità dei carabinieri che, quando ti fermano, ti rivolgono le domande più abominevolmente sciocche. Gli imbecilli che sgommano al semaforo per far vedere quanto è potente la loro macchina. Gli imbecilli che passano con il semaforo rosso perchè sono ufficiali. L'idiozia di quelli che, ad un certo punto, in evidente torto, tentano di salvarsi con la fatidica dichiarazione "Ma io sono un poliziotto!". Tu sei uomo prima di tutto, al massimo puoi essere intelligente quanto me (non credo di più, altrimenti faresti un lavoro decente) e non hai il minimo diritto di arrogarti previlegio alcuno.

2) Chi suona al semaforo: Scuoierei vivo lì davanti a me se potessi, chi suona al semaforo appena scatta il verde. Prima però, scenderei dalla mia bici, tirerei fuori il mio fucile a canne mozze e sparerei una decina di colpi sul cofano di quella fottuta macchina. In realtà prima di tutto rimarrei calmo. Proverei perlomeno a parlare con il conducente e a chiedergli: "A che cazzo ti servono quei tre secondi che passano dallo scatto del verde alla mia partenza? Io se voglio ti posso far aspettare ore qui dietro, non secondi. Fra trent'anni al massimo morirai stronzo, a che ti servono quei tre maledetti secondi?" Se riuscisse a darmi una spiegazione valida, allora ripartirei senza fiatare.

3) Gli accertatori dell'ATC: Dove siete, maledetti? Dove vi nascondete? Che lavoro fate? Chi vi paga? Io vi pago, maledizione! Sono io che metto il danaro per farvi scodinzolare in giro per la città a coppie, senza fare nulla. Andate a lavorare invece di guardare le vetrine. Salite sugli autobus a fare le multe, da soli, al freddo. Quello che fate è un lavoro, non un divertimento. Dovete lavorare per comprare onestamente il cibo per la vostra famiglia! Vi prenderei per le orecchie, vi farei salire sul primo autobus per farvi vedere quanti non pagano il biglietto per colpa vostra, inutili esseri viventi, cancro dei servizi pubblici.

4) Addetti Front-office e autisti di bus: Il mio lavoro è quello di addetto front-office. Lavoro tutti i giorni con il sorriso sulle labbra, provando a capire i problemi della gente che mi trovo di fronte. Perchè, invece, le vostre facce sono di marmo, sono arrabbiate come se doveste farmi un favore? Quello è il tuo lavoro, ti pagano per quello, perché sputarmi in faccia se chiedo un servizio o pongo una domanda? Che cosa vi succede quando tornate a casa, vi frustano per caso, vi tengono in gabbia, chiusi al freddo e senza cibo? Perchè siete tutti spazientiti, fin dalla mattina, che cosa significa? Non dico di essere solari e gioiosi, dico solamente che il rispetto per le altre persone è necessario, l'indifferenza è la peggior offesa per un essere umano, significa farlo sentire invisibile.

Eppure vi è gente per bene in questa massa di perdenti e frustrati. Prendete spunto da loro, lo faccio anche io tutti i santi giorni.

"Da' lvin bon a vojaltri è com mett na cravatta an porc"

martedì 15 dicembre 2009

2) Marketing, parte seconda: informazione, istruzioni per l'uso.

Riuscire ad informarsi a dovere al giorno d'oggi è un' impresa ardua ed estremamente complessa che richiede tempo e pazienza che non tutti si possono permettere. Stilerò ora dei consigli su come, secondo me , è possibile informarsi al meglio:

1) Non fidarsi degli intermediari: i giornalisti e tutti gli intermediari dell'informazione sono parziali ed è impossibile attenersi alle loro parole. Ad esempio, se vogliamo informazioni sul ddl giustizia in Italia non possiamo leggere solo la repubblica (che dirà che è solamente una legge ad personam pro Silvio Berlusconi), nè solo il giornale (che dirà che è la più grande legge a favore dello smaltimento di processi in corso esistente al mondo), nè solo i telegiornali (che vi diranno cose insulse, da cui non potrete trarre conclusioni). Bisogna fare tutte e tre le cose in maniera rapida e senza molta, fare soprattutto un giro scremato dei principali blog di politica indipendente (per quanto anche essi lo possano essere) e andarsi a leggere il ddl in questione così come è stato pubblicato vergine sul gazzettino nel caso in cui si abbia tempo da dedicare alla politica.

2) Non dare niente per scontato: Non c'è nulla che sia scontato ed è necessario puntualizzare qualsiasi punto oscuro che ci si trova sulla strada. Quando Silvio Berlusconi dice "cambiamo la costituzione" non pensiamo subito "è un infamia". Proviamo a capire perché potrebbe essere un'infamia e se è possibile veramente cambiarla, aldilà delle dichiarazioni insulse di Berlusconi. Ad esempio, per quanto mi riguarda, la costituzione potrebbe essere cambiata, ma ovviamente non da Silvio Berlusconi, ma da una maggioranza parlamentare vastissima che vada aldilà degli schieramenti e che sia unanime. Napolitano sembra che si svegli solo quando si prova a parlare di costituzione, proprio perchè essendo vecchio ed essendo uno dei fautori di quel progetto, da buon conservatore anziano non vuole che essa si tocca.

3) Eliminare il superfluo: E' necessario eliminare tutto ciò che è superfluo al discorso politico. Eliminare i comunicati stampa televisivi dei politici della serie "panino" (brevettati da uno dei garanti della politica trash in italia, tale Clemente Mimun) che sono solo dichiarazioni insulse di propaganda ed in particolare segnaliamo i peggiori comunicati: Capezzone, Bonaiuti, Cicchitto, Gasparri, Rutelli, D'Alema. Eliminare i talk-show che trattano di politica in un contesto da salotto mondano (matrix, porta a porta su tutti). Eliminare tutto ciò che è estraneo alla politica e che non è strettamente connesso ad esso, quindi escort, porno, transessuali, cocaina, etc. etc.

4) Eliminare i numeri dalla politica: Quasi sempre i numeri in politica sono fuorvianti qualora pronunciati da politici. I numeri servono per confondere le idee e per poter aumentare o ridurre a piacere un fatto/evento. I politici che discutono in televisione non sono quelli che lavorano con i numeri, sono solo dei propagandisti/venditori di idee ed usano i numeri a sproposito, chi lavora con i numeri, sono tecnici e specialisti che lavorano dietro le quinte in maniera seria. I numeri pronunciati nell'ambito dei mass-media sono inutili perché totalmente fuori contesto nell'ambito di discussioni non tecniche (chi di noi, poveri cristiani potrebbe capire il valore di numeri sul PIL, GPI, ICP??) e soprattutto dannosi perché facilmente manipolabili per interessi propri.

Sono grate aggiunte e miglioramenti, la lista continuerà a breve...

"Da' lvin bon a vojaltri è com mett na cravatta an porc"